domenica 27 dicembre 2015

ALI D'ANGELO, FIUMI D'IRLANDA: STORIA D'UN DRUIDO SENZA NAZIONE

di Riccardo Corradini

Ireland di spalle, con l'evidente tatuaggio


Che uomo e natura siano legati da un vincolo indissolubile è cosa nota a tutti dalle notte dei tempi. Prima Lucrezio nel "De Rerum Natura", poi San Francesco d’Assisi nel "Cantico di Frate Sole", hanno incanalato in colossali opere letterarie quell’interesse che l’uomo nutre verso l'intrinseco legame con il  mondo che lo circonda.

Non ci si stupisce, dunque, nell’apprendere che la città natale di Stephen Ireland sia Cork, florida realtà portuale situata nel Sud dell’Irlanda, attraversata e recisa in due parti dal fiume Lee. Due mondi, due universi così affini, eppure così separati: esattamente come Ireland e la Nazionale di calcio irlandese. Ma facciamo un passo indietro.

Lo Stephen Ireland calciatore muove i primi passi nel Cobh Ramblers Football Club, società nota per aver allevato al proprio capezzale Roy Keane e per essersi guadagnata negli anni l’etichetta di rivale del ben più blasonato Cork City Football Club. 


La famosa esultanza contro il Sunderland
Qui Ireland propone fin da subito il suo calcio: un modo di trattare il pallone che è tipico di un iniziato, una visione di gioco ed una tecnica che appartengono alle più alte volte celesti. 
Le qualità del giovane destano l’interesse di molti club britannici, ma la sindrome di Osgood-Schlatter (processo degenerativo a carico della tuberosità tibiale) di cui soffre Stephen in età adolescenziale, ne scoraggia più volte l’effettivo trasferimento. 

Sarà il Manchester City a prendere coraggio e ad azzardare con il giovane talento irlandese, tesserandolo nel 2001 e godendone le qualità e il potenziale fino al 2010.
In queste stagioni, fino al trasferimento all’Aston Villa nell’ambito dell’affare Milner, Ireland incanta i Citizens in un contesto finanziario (e non solo) molto diverso da quello che conosciamo oggi: guadagnando il goliardico soprannome di Superman grazie ad una curiosa esultanza, con le mutande del noto supereroe  esposte verso la gradinata dopo un gol al Sunderland.

Sono anni fondamentali per la carriera del talento irlandese e, come da previsioni, arriva anche la convocazione in Nazionale. 
Nonostante le controversie che contraddistinguono il rapporto tra Ireland e la Federazione già dalle rappresentative giovanili, e nonostante i dissapori maturati quasi immediatamente con il Commissario Tecnico Brian Kerr, il popolo irlandese resta consapevole del fatto che i Boys in Green non possano fare a meno del Superman di Cork.

Così, sotto la gestione del nuovo CT Staunton, Ireland diventa una figura inamovibile, trascinando i compagni nella fondamentale vittoria contro San Marino e, soprattutto, nel sentito derby con il  Galles. Stephen sul prato verde è un fattore determinante: argina e straripa a fasi alterne, proprio come il suo fiume Lee. 

Ireland con la sua Nazionale
Nel settembre del 2007, però, il fiume Ireland altera improvvisamente il suo corso, sconvolgendo un paesaggio, anzi, una vita che non tornerà più come prima.
Succede tutto all'improvviso, nel cuore del ritiro irlandese, con l'irruzione d'uno squillo di telefono alla vigilia della delicata sfida con la Repubblica Ceca. 
Alla cornetta c'è la fidanzata del centrocampista dalla schiena alata: "Steph, tua nonna è morta, corri a casa!”In realtà Stephen sa che non è vero: lo sa anche mister Staunton,  avvisato da chissà quali spie segrete, che però lo lascia ugualmente tornare a casa con un jet privato. 

Il problema, purtroppo, è che a saperlo è anche anche la stampa.

Ireland va nel panico: “La verità è che è morta mia nonna paterna”; “Scusate, vi ho mentito: è morta la seconda moglie di mio nonno”. Tutto falso: i giornali lo fanno a pezzi, Guardian in primis, Ferguson lo addita come “stupido”.

Poco dopo lo stesso Ireland ammette la verità: la sua ragazza aveva avuto un aborto spontaneo, per questo era corso a casa in fretta e furia fabbricando, però, un'altra scusa. 

Perché non lo hai detto subito Steph? Credi che la materna Irlanda non ti avrebbe capito? Pensi che i tifosi che ti idolatrano non ti sarebbero stati accanto? Echeggiano insaziabili le domande dalle redazioni dei tabloid, dai pub di Dublino, dalle case di Cork... 
Troppo tardi, la Federazione non prende provvedimenti per l'insensata bugia, ma il dio football sì: Repubblica Ceca-Irlanda 1-0, i ragazzi in verde non parteciperanno all’Europeo 2008.

In maglia Stoke
Da questo momento il rapporto tra Ireland e la sua Nazionale ricorda tanto l'assurda ed inconcludente attesa di "Waiting for Godot"opera teatrale del (guarda un po') irlandese  Samuel Beckett: una serie infinita di speranze disilluse, di sogni disattesi. 

Stephen non è più ritornato. 

Inutili gli interventi di TrapattoniLiam Brady, del mediatore straordinario Shay Given: quella di Ireland resta una delle vicende più struggenti ed enigmatiche della storia del calcio irlandese e non solo. 

“Non voglio mettergli pressione, ma mi piacerebbe moltissimo vederlo giocare ai Mondiali”: suggella così questa vicenda, con malinconico rispetto, la speranzosa voce del padre di Ireland intervistato una manciata d'anni or sono.

Ireland, dopo una deludente parabola tra Aston Villa e Newcastle, oggi a 29 anni sta vivendo una stagione travagliata, causa infortuni e concorrenza d'alto livello nello Stoke  City dei vari Bojan, Shaqiri ed Arnautovic. Della maglia marchiata Eire nemmeno l'ombra.

Il fiume Lee divide la città di Cork in due parti; il fiume Ireland separa lo Stephen calciatore dallo Stephen uomo: troppo onesto per mentire come si deve o, forse, troppo debole per sopportare il peso d'una verità mai completamente svelata.

Non tutti sanno che il fiume Lee, prima di gettarsi nel mare celtico, si dirama in due bracci creando al centro una piccola isoletta, culla del centro storico di Cork: primo insediamento urbano in epoca antica. È proprio lì che l'Irlanda aspetta, idealmente, il figlio prediletto di questa generazione calcistica: lì dove il fiume unisce ciò che ha diviso. 


Un popolo intero assiepato su quell’isolotto: pronto ad ululare il nome della propria nazione in festa, pronto a gridare il cognome del calvo druido vestito nuovamente di verde.  


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