giovedì 31 gennaio 2013

BRENTFORD-CHELSEA: CRONACA DI UN ALTRO CALCIO


Sì, anche questo è tecnicamente un derby. Solo che nessuno, dall'altra parte, lo percepisce come tale. Arriviamo allo stadio che manca meno di un'ora. Il nostro stadio. Griffith Park si annuncia al completo, esauriti i biglietti, nessun seggiolino vuoto. Il nostro catino, stavolta, diventerà il centro del Regno d'Inghilterra. Si respira un'atmosfera strana, quel misto di timore e rispetto che va a mescolarsi con l'incosciente ottimismo di chi conosce il football, di chi sa come vanno certe cose. Quell'incoscienza che appartiene solo a chi percepisce la magia. La palla rotola impazzita. Le gioie degli uni, le tragiche cadute degli altri. Il sole bacia Brentford, quasi acclamando un'insperata impresa: accanto a me i soliti amici. Il gruppo storico: Jamie, Ed, Stan, The Bouncer, Frankie Valentine. Saremo presto dodicimila. Domenica ventisette gennaio. Mezzogiorno. Oggi c'è il Brentford, oggi è FA Cup. Oggi arriva il Chelsea.

sabato 26 gennaio 2013

BARCOS E MORINI, I PADRONI DEI MARI


Gli scricchiolii compongono un motivetto diverso nella mente di ogni mozzo. Sono accompagnati dal melanconico suono d'armoniche e dallo sfrenato sbattere delle vele. Si sente questo e poco altro. Si vedono due velieri. Paiono osservarsi a breve distanza, scrutarsi, quasi attendessero un segno, un momento di cedimento. Le paure, i timori, i ricordi, l'alcol in corpo confluiscono sotto quei due vessilli neri che capeggiano la scena, alti. Teschi accompagnati da ossa.

giovedì 24 gennaio 2013

EUROPA E SUDAMERICA: SEPARATE DALLA STRADA


L'imprevedibilità, l'improvvisazione, la creativa anarchia. Oppure i muscoli, l'organizzazione, la metodicità. Calcio sudamericano e calcio europeo, una dicotomia in continuo contrasto, in continua relazione. Riflettere sulle differenze fra i due modi di interpretare il gioco del pallone vuol dire andare oltre i superficiali luoghi comuni, vuol dire andare oltre la globalizzazione omologatrice che ha inevitabilmente tentato di mescolare i due mondi a favore dei club più ricchi. Comprendere il perché le due scuole siano così agli antipodi non può prescindere dall'analisi attenta dell'educazione, della cultura, della storia dei paesi o delle regioni prese in considerazione. Secondo puristi, benpensanti e scettici il calcio è soltanto un gioco.

mercoledì 16 gennaio 2013

ZÈ MARIA-GROSSO, GLI OPPOSTI CHE (SI) ATTRAEVANO

Una legge comune, entrata ormai a far parte in pianta stabile delle credenze della società moderna, vuole che più differenze separino due persone, più esse inevitabilmente sentano il bisogno di cercarsi, d'approfondire questa conoscenza, di capire cosa e perché li divida, di legarsi l'un l'altro. Su questo concetto registi e scrittori hanno fondato le loro fortune, a volte ripetendolo all'infinito, inflazionando quello che, all'alba del 2013, pare ormai diventato un cliché senza fine. Sarebbe altrettanto banale però non trasporre la sfera d'utilizzo di questo pensiero anche ad un'altra arte, quella del football. Lampanti risultavano difatti, prima della modernizzazione degli ultimi anni, quegli equilibri in campo che apparivano a tratti imprescindibili dal concetto di squadra quadrata. Al regista dai piedi buoni si affiancava il temibile fabbro, pronto con accetta in mano e bocca digrignata; alla prima punta dotata di centimetri e fisico ecco associato il più classico dei furetti, rapido e guizzante, dai piedi buoni. Gli ibridi d'oggi giorno hanno cancellato quest'idea forse più legata alla tradizione che al reale esito tattico.
Una coppia però, usciva da ogni vincolo accademico, trascinando il tifoso, esaltandolo.

giovedì 10 gennaio 2013

FUNAMBOLISMI CELESTI: ALVARO RECOBA



Alvaro Recoba si presenta all'Italia: doppietta
al Brescia, qui mentre calcia la punizione
che vale la vittoria per 2-1.
31 Agosto 1997. Allo stadio Meazza di Milano esordisce uno dei più straordinari fenomeni del calcio mondiale: Luis Nazàrio De Lima, conosciuto da tutti, proprio tutti, come Ronaldo. Un paese intero attende l'arrivo del nuovo Messia brasiliano: questa, però, non è la storia che voglio raccontare. Il ruolo di protagonista, oggi e quel giorno, passa dai piedi e dalle gesta del ventunenne di Rio de Janeiro alle poetiche vicissitudini di un suo coetaneo, latinoamericano come lui. L'insospettabile protagonista, però, viene dalla terra di Felisberto Hernandez, di Juan Carlos Onetti e del “bue alla creola”: l'Uruguay.