sabato 22 giugno 2013

RICORDI DI UN INCUBO: DOMENICO GIAMPÀ



di Gianmarco Pacione 
Domenico Giampà esultante a San Siro in maglia messinese

Ogni tanto compaiono flash, immagini che si generano improvvisamente, ricordi indelebili ma mai esplorati. Succede quando meno si è preparati, quando la mente viaggia libera tra pinte e risate. Ed è proprio così che, non più tardi di due sere fa, mi è capitato di pensare a Domenico Giampà.


Ma questo è proprio scemo, direte voi, passa il tempo ad idolatrare Giampà, Cruzado e Morfeo quando in tv c’è la Nargi che si esibisce in bikini. Non avete tutti i torti, lo ammetto. Ma parliamoci chiaro, il catanzarese era ed è un esterno di tutto rispetto: sfrontato, tenace, uno di quei giocatori che entrano nel cuore dei tifosi solo per l’aura che sprigionano indossando certi colori. Eppure non è mia intenzione stare qui a decantare le sue qualità.

Il fermo immagine dell'infortunio
Da due giorni ho difatti fissa un’unica sua immagine ed un numero che picchetta la mia testa: la gamba squarciata e le mani che la tengono stretta, i 147 punti di sutura dovuti applicare per rimarginare la ferita.

"Mimmo", in quel caldo pomeriggio del 24 ottobre 2004, non era né in guerra né in qualche locale dove le medie pareggiano le lame. Il figlio della Calabria stava semplicemente correndo sulla fascia del San Filippo, nuovo stadio messinese, inaugurato da pochi mesi. Stava cercando di raggiungere la sfera per metterla in mezzo, pronto a servire al bacio la testa di “Re Artù” Di Napoli, pronto a scalpellare quella complicata gara contro il Lecce del giovanissimo Vucinic.

La corsa allungata, frenetica, il leggero tocco di Rullo per metterlo fuori tempo. Poi, letale, ecco l’impatto con i cartelloni pubblicitari. La gamba che penetrava prima nel telo, poi nella ferraglia. Un urlo, lancinante, migliaia di mani portate alla bocca, a cercare di tastare quel respiro ormai già assente, quasi a mascherare l’orrore di quella scena.

Il mio salto sul divano, gli occhi spalancati e le urla dei discepoli della “diretta gol domenicale” presenti al mio fianco. Il dolore profuso a tutti, poi l’ambulanza, l’ospedale. Fortuna nella sfortuna, l’arteria mancata di pochissimo, lambita da quelle lamiere marchiate “Carrozzeria qualcosa”. 147 punti, non propriamente pochissimi, lavoro di sartoria d'altissimo livello.

A poco contano poi le ripercussioni: i tre mesi di stop, l’inchiesta aperta dalla Procura di Messina per vederci più chiaro e comprendere se quei cartelloni fossero a distanza regolare dalla linea di fondo.

L’immagine, fissa lì, il sublime burkiano dipinto di giallo e rosso. Non serve altro.

Ricordi, tratti di calcio che inconsciamente trovano spazio in ogni osservatore, che segretamente lo accompagnano, convivendo in attesa della pinta ideale per uscire allo scoperto e mostrarsi in tutta la loro rarità. D’altronde si sa, il fútbol è fantastico anche per questo.

Anche se, sono sicuro, Giampà avrebbe qualcosa da ridire a riguardo.    

1 commento:

  1. beh conoscendo Domenico(è il cugino di mia moglie)so che per quel infortunio ha avuto un buon risarcimento,anche se non esiste risarcimento per quanta strada ad alti livelli avrebbe potuto percorrere,all'epoca si parlava di un'interssamento da parte di molti club di seria A,ne cito uno...JUVENTUS,e stava per essere convocato in Nazionale!purtroppo è andata diversamente.comunque abbiamo giocato a calcetto diverse volte ed è ancora fortissimo,dal tronde la sua carriera professionistica è proseguita dopo lo stop di alcuni mesi...Modena(serie B),Salernitana (serie B),Catanzaro(lega pro) e in fine a Como(lega pro),quest'estate mi diceva che forse si avvicinava a casa ma stava valutando delle proposte,(al paese natale, Girifalco)dove tutti lo conoscono,stimano e amano...anche perchè è una persona adorabile e umile.ciao Paolo

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