martedì 2 aprile 2013

QUALCOSA IN PIÙ SU DI NOI: VI RACCONTIAMO IL NOSTRO AMORE...


Quindici domande, una sorta di auto-intervista per farci conoscere meglio, per farvi capire cosa c'è dietro ciò che scriviamo. Buona lettura.


1) CHI SEI E COSA FAI NELLA VITA?

Gianmarco: Mi chiamo Gianmarco Pacione, sono uno studente di Lettere.

Gian Maria: Io sono Gian Maria Campedelli, studio Scienze Politiche.

2) QUAL E' LA TUA FEDE CALCISTICA?

Gianmarco: Pescara Calcio 1936

Gian Maria: Inter, da sempre e per sempre.

3) COSA TI HA FATTO INNAMORARE DEL CALCIO E COME HAI COLTIVATO QUESTO AMORE?

Gianmarco: Una passione trasmessa per osmosi in casa. Fin da piccolo ho sempre respirato aria di sport e, in particolare, di calcio intorno a me. Con il passare degli anni ho cercato di fare del pallone una parte integrante della mia vita anche avvicinandomi all'amore irrazionale legato al mondo ultras. Il tutto cercando di non limitarmi alla visione dell'elite calcistica italiana, ma facendomi ammaliare dai campi meno nobili e dai campionati esteri.

Gian Maria: Ciò che mi ha fatto innamorare del calcio è l'influenza emotiva che esso ha sulle persone. Era ed è impossibile rimanere indifferente di fronte al pallone: le giornate mutavano di senso per un gol segnato al campetto o per un tackle ben riuscito al parco. L'ho coltivato iniziando a giocare a sei anni, giocavo sempre: quando non ero agli allenamenti il soggiorno di casa diventava il mio Maracanà. La tavola era la porta e i soprammobili i tifosi, io ero giocatore, telecronista, allenatore: bei tempi...

4) LA PIU' GRANDE EMOZIONE VISSUTA GRAZIE AL CALCIO?

Gianmarco: Il destro a giro di Massimo Ganci nell'1-0 del Delfino ai danni dell'Hellas. In un Adriatico stracolmo per la finale di ritorno dei play off per la serie b, il 13 giugno 2010. Non avevo il biglietto, entrai comunque in curva nord.

Gian Maria: La trasferta a Siena del 15 maggio 2010, con mio papà. Seppi solo il giorno prima che saremmo andati: fu una giornata lunga e meravigliosamente intensa. La cosa che mi fa sorridere oggi è che sulla via del ritorno dovetti interrompere i festeggiamenti e prendere in mano il quaderno di fisica, ripassando in vista di un'interrogazione decisiva fissata per il giorno seguente.

5) IL GIOCATORE A CUI SEI MAGGIORMENTE LEGATO E IL TUO IDOLO D'INFANZIA?

Gianmarco: Ad oggi il mio idolo è Rinaldo Cruzado, fantasista peruviano del Newell's Old Boys. Da piccolo ero innamorato di Domenico Morfeo.

Gian Maria: Ora sicuramente Zanetti. Impensabile immaginarmi un calcio senza di lui, un domani. Da bambino gli idoli cambiavano di settimana in settimana. Su tutti, comunque, Recoba, Ronaldo, Baggio.

6) L'EVENTO PIU' AMARO DEL MONDO DEL CALCIO A CUI HAI ASSISTITO?

Gianmarco: Sicuramente la dinamica messa in atto dalla tessera del tifoso. Sempre meno persone allo stadio, settori ospiti deserti. Ma anche in precedenza il rapido climax ascendente legato alla repressione. Per quanto riguarda lo specifico, penso che pochi mi abbiano amareggiato quanto Cristiano Doni. Il popolo bergamasco non meritava un trattamento simile.

Gian Maria: Non esiste un evento singolo, l'amarezza si palesa quotidianamente perché la decadenza è lenta ma, pare, inesorabile: ecco qual è il vero problema...

7) IL PRIMO STADIO IN CUI PORTERESTI TUO FIGLIO, UN DOMANI?

Gianmarco: Per farlo estasiare avrei due opzioni agli antipodi. La prima è il Craven Cottage a Londra, casa del Fulham. La seconda è il Juan Domingo Peron, detto El Cilindro. Stadio del Racing di Avellaneda. Quest'ultimo è la mia prossima meta.

Gian Maria: Probabilmente lo porterei a San Siro, ricordo nitidamente la mia prima volta: 19 aprile 1997, Inter-Udinese 2-0. Quando hai solo cinque anni ed entri in un posto così è impossibile non rimanere esterrefatti, totalmente paralizzati dal rumore e dalla maestosità degli sconfinati spazi del Meazza. Se invece avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo prenderei un aereo per volare ad Highbury. Negli anni 90, magari.

8) IL DECENNIO IN CUI AVRESTI VOLUTO GIOCARE?

Gianmarco: Non devo pensarci più di una frazione di secondo. Dico negli anni 80.

Gian Maria: Anni settanta, a cavallo tra vecchie e nuove filosofie di gioco. Assaporando in profondità le gustose ruvidità di un tempo ancora genuino

9) COSA NE PENSI DEL CALCIO MODERNO?

Gianmarco: Penso che non sia ancora un calcio morto e penso allo stesso modo che ci sia bisogno di qualcuno che faccia capire proprio questo. Bisogna smettere di cercare d'ideare un utopistico "calcio del futuro". L'unico modo per migliorare questo mondo è ispirarsi al passato. Il calcio non può essere un fenomeno freddo e distaccato, vissuto con superficialità. Critico aspramente la banalità dei media attuali.

Gian Maria: Da quindici anni a questa parte il calcio è diventato l'antagonista di sé stesso, della sua vera essenza, del suo motivo d'esistere. Il calcio è diventato business, marketing, una fabbrica. Schiavo succube di interessi economici e non solo. Mi auguro che tutto possa cambiare, mi auguro di svegliarmi domani e di trovare il pallone degli anni cinquanta. Con meno soldi e più sudore, con meno televisioni e più tifosi.

10) CREDI ANCORA IN UN CALCIO FATTO DI UOMINI?

Gianmarco: Si, ci credo andando a vedere le partite di basse categorie, di squadre giovanili. Quelle giocate nel fango, quelle fatte di speranze, quelle basate sulla pura passione.

Gian Maria: Non ci credo ma ci spero. La speranza, la fede incondizionata per la mia squadra e la memoria di epoche passate (che non ho nemmeno avuto la fortuna di assaporare) sono le uniche ragioni che mi tengono aggrappato a questo folle amore. Purtroppo, ad essere del tutto cinici e realisti, il panorama è desolante: pochi uomini veri, pochi ideali, poca passione, poco romanticismo. Ma non dobbiamo arrenderci.

11) IL LIBRO SUL PALLONE DA AVERE SUL COMODINO?

Gianmarco: "Il mio anno preferito" di Nick Hornby. Vortice d'ironia mista ad incondizionato amore.

Gian Maria: Direi senza esitare “Splendori e miserie del gioco del calcio” di Eduardo Galeano. Uno splendido manifesto di pura passione.

12) SE DOVESSI SCRIVERNE UNO, SU QUALE PERSONAGGIO CALCISTICO SAREBBE?

Gianmarco: Innanzitutto dovrebbe essere un uomo prima che un giocatore. In secondo luogo mi piacerebbe approfondire una storia di redenzione, fatta di vittorie ma anche di grandi sconfitte. Una vita vera, non artificiosa e costruita con lo stampino del calciatore moderno.

Gian Maria: Ci sono talmente tanti personaggi che scegliere è una vera e propria impresa. Domani chissà, ma oggi scriverei un libro su Giorgio Chinaglia: uomo fino in fondo, fino all'eccesso.

13) E' ANCORA POSSIBILE LEGARE CALCIO E LETTERATURA?

Gianmarco: Si. Il calcio è arte. Il calcio è ispirazione. Non riuscirei a concepirlo lontano dalla letteratura. Gianni Brera ce lo insegnava.

Gian Maria: Non è solamente possibile ma addirittura doveroso. La letteratura serve a sublimare il calcio e viceversa. Dovrebbero essere due mondi in continua simbiosi: invece il giornalismo sportivo odierno spoglia il pallone di quelle che chiamo “superficialità essenziali”, ovvero di tutte quelle sfumature che esulano dal semplice nozionismo e dalla vuota cronaca e che, in realtà, costituiscono la magia del gioco.

14) CON QUALE SPIRITO E QUALI AUSPICI IL LETTORE DEVE AFFRONTARE QUESTO BLOG?

Gianmarco: Il lettore deve affrontare questo blog con la consapevolezza di non leggere semplici articoli dettati dal denaro o dalla necessità. Speriamo che oltre al singolo divertimento, il nostro blog possa allietare e toccare lasciando un qualcosa dentro.

Gian Maria: Semplice: lasciandosi trasportare dalla passione e dalla curiosità: la curiosità anima le menti.

15) QUAL E' LO SCOPO DI PARTERRE?

Gianmarco: Lo scopo di parterre è quello di far appassionare, emozionare, riflettere. Ciò che descriviamo non è solo calcio. È vita. Vogliamo essere uno degli ultimi baluardi di quel romanticismo calciofilo ormai perso. Vogliamo essere noi.

Gian Maria: Raccontare, omaggiare, decantare, ricordare, esaltare e, perché no?, criticare. Fare tutto questo discostandoci dal giornalismo e dalle cronache odierne è il nostro obiettivo. Con onestà e profondo amore per il calcio. Nient'altro che questo: il pallone e il cuore.

Ecco un assaggio di ciò che siamo. parte di un popolo di folli innamorati, proprio come voi.
Gianmarco Pacione e Gian Maria Campedelli

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